GIORNATA MONDIALE DEL SORRISO
Se è vero – come si dice – che il sorriso illumina, oggi dovrebbe essere un giorno assai radioso. Il primo venerdì del mese di ottobre, ogni anno, è fissata la Giornata mondiale del sorriso (World Smile Day).
Pare una ricorrenza futile, che stride con l’attualità e gli scenari di crisi, presenti e imminenti (parrebbe immanenti): a tanti, troppi, è negata la possibilità di sorridere. Ma è davvero così inutile parlarne?
La Giornata mondiale del sorriso è stata istituita nel 1999 per ricordare a tutti l’importanza del sorriso. A idearla fu Harvey Ball, artista statunitense nonché autore dello “smile”.
Nel 1963 disegnò per una compagnia di assicurazioni di Worcester (la sua città natale nello Stato del Massachusetts) il celeberrimo “sorriso”, da cui derivano le emoticon impiegate nella messaggistica istantanea e nella corrispondenza elettronica (😊): una faccina sorridente, gialla e tonda, stilizzata.
L’icona ebbe una diffusione inaspettata e divenne presto uno dei simboli più riconoscibili e (ri)conosciuti a livello globale. L’eccessiva popolarità e l’uso ripetuto per scopi commerciali, destarono in Harvey Ball il (legittimo) timore che la sua creazione fosse svuotata del significato e delle intenzioni originali. Ovvero la promozione di un’attitudine positiva, del buonumore. La Giornata del sorriso nacque per celebrare gli atti di gentilezza. A partire da quello che in apparenza è il più piccolo e spesso sottovalutato o dimenticato: il sorriso, appunto.
Alla luce degli eventi che sconvolgono gli equilibri mondiali, immersi nel grigiore di una società dei consumi, adombrati dallo stress e dalle preoccupazioni quotidiane è giusto dedicare almeno un istante per riflettere sul valore del sorriso, un segnale per dire che non siamo indifferenti o diffidenti nei confronti dei nostri simili.
Un piccolo grande gesto, che non costa fatica ma coinvolge ben 12 muscoli facciali (dei 36 che, attivandosi selettivamente, ci permettono di fare espressioni col viso). È un tipo di allenamento che giova a chi lo fa e chi lo osserva, un’abitudine salubre e una forma di (buona) educazione.
Come insegna lo sport, bisogna sorridere anche quando è più difficile farlo. Anzi, a maggior ragione, quei sorrisi hanno più valore e sortiscono un migliore effetto. Basti pensare agli atleti che nelle gare si spingono al limite… e sorridono, perché sanno che anche quello contribuisce alla performance, influisce su come vengono percepite le loro imprese straordinarie. Per esempio, nella danza, nel nuoto artistico (o sincronizzato), nella ginnastica artistica e in quella ritmica.
Negli sport di squadra, quando rivolto all’avversario sul campo (ma non nella vita), il sorriso è anche e soprattutto un atto di fair play: una dimostrazione di rispetto e stima. Diventa un potente incoraggiamento quando è destinato ai compagni, magari per rassicurarli dopo un errore.
Il sorriso è l’emblema di una forza gentile e nobile, capace di smussare gli spigoli, ridurre in polvere corazze e barriere. Senza violenza.
Un aforisma di Platone offre la sintesi più ispirata sull’argomento.
“La bellezza di un sorriso è mescolare in giuste proporzioni il finito e l’infinito.”
PLATONE
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